In attesa di una nuova estate, preparare la bici è una buona cura per lo spirito.
Per l’occasione la bici è nuova. Non sono uno spendaccione e non credo che la riuscita di un’impresa sia proporzionale alla spesa; però da tempo mi attraeva la Rockrider 29″ 5.3 di Decathlon, e così, in tempo di saldi… Presa, al prezzo ragionevolissimo di 300 euro. Enterprise 3 sarà il suo nome, all’insegna della continuità.
Bella, grande, forte. Freni a disco meccanici e ottimo cambio a leve. Taglia XL, io sono un po’ alto quindi mi va bene.
Provata, 2-300 km. circa, e poi giù con le modifiche; dev’essere mia, a misura delle mie esigenze e frivolezze.
In questo articolo non racconterò di luoghi ed avventure, ma descriverò le modifiche e le personalizzazioni fatte per la funzionalità curando, seppur in modo non maniacale, l’estetica.
ASSETTO
Ho cambiato le gomme per una migliore scorrevolezza, dal momento che viaggio per l’80% su asfalto.
Le ruote tassellate tengono meglio sul fango, ma sull’asfalto ronzano e assorbono energia soprattutto alle maggiori velocità (sai che missile…).
Sul posteriore ho montato una gomma da 1.75 con il battistrada disegnato in senso longitudinale; le originali erano Hutchinson Python da 2.10, morbide e confortevoli ma predatrici di energia.
Sull’anteriore, invece, una gomma ancora più piccola da 1.50, con microdisegni e banda rifrangente.
Gonfiate a 4 bar, belle dure, garantiscono scorrevolezza e un discreto comfort.
Entrambe da Decathlon, ovviamente, dove si trova anche la misura di camera d’aria compatibile con entrambe le sezioni. Il tutto per circa 30 euro, ma presto sperimenterò le camere d’aria autoriparanti; chissà se mi accorgerò di bucare…
Il diametro del cerchio è 28″ (detto altrimenti 700), anche se la bici è chiamata 29″ per la gomma in dotazione che ha una spalla molto alta. E meno male, sai che fatica altrimenti per trovare eventuali ricambi in viaggio…
Un’altra modifica è stata la pedaliera.
Il rapporto massimo originale 42/11, nonostante l’ampio diametro della ruota, è troppo corto per me. Non faccio il bauscia, non vado come un razzo… la mia pedalata è lenta, forte e paziente, perché voglio arrivare lontano. Così, non trovando in negozio pedaliere oltre il 44, ho comprato su eBay una Shimano da 48, che ha richiesto un certo lavoro di adattamento perché la corona esterna voleva interagire con il telaio.
Mi sarebbe piaciuto trovare pedivelle più lunghe per sperimentare una leva maggiore, ma pare che oltre il 17.5 non si costruiscano, o quasi.
Per il momento ho accantonato l’idea di “prolungarle” di 2-3 cm, ma un giorno chissà… Avete consigli?
BAGAGLI
Sulle bici precedenti avevo sperimentato varie borse da manubrio.
Quelle a sbalzo, vendute come funzionanti, non funzionano. Non stiamo parlando di robaccia da supermercato, quella marca che comincia con la W, ma di articoli acquistati in negozi specializzati. Chissà, forse quelle borse sono pensate per metterci solo la Settimana Enigmistica ripiegata e una Bic. Invece io ci ho voluto mettere il portafogli, il telefono, le chiavi, la cartina e addirittura il lucchetto. Dopo 200 km. bisogna legarle con gli elastici perché gli attacchi cedono.
Su Enterprise 2 avevo installato una barra d’alluminio sagomata in modo curvo che faceva da supporto inferiore e superiore a una vecchia borsa fotografica, con buoni risultati. Nessun cedimento e servizio utile per 4 anni.
Oggi ho installato solo una sottile barra inox nella parte inferiore, forando e filettando il ponte reggiforcella come si vede nella foto.
La maniglia superiore della borsa è sostenuta invece da un piccolo piolo che s’infila in un bullone forato fissato ad essa. Non è chiaro? Ok, guardate allora anche le due foto successive.
Per sagomare il piolo in quel modo è stato sufficiente mettere la testa di un bullone del 4 nel mandrino del trapano e, mentre questo girava, avvicinare delicatamente il bullone alla mola da banco. Il tornio? Naah…
Come si applica la borsa alla piastra inox? Ci sono molti modi, io ho riciclato un pezzo in plastica di una vecchia cucina e praticato una fessura a misura della barra inox. La barra si infila nella fessura e il piolo superiore tiene la borsa in posizione. Evita gli spostamenti e si applica e toglie in pochi secondi.
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Qualcuno avrà notato che, dov’è attaccata la barra inox, c’è uno strano dispositivo a molla forse poco elegante.
Non so voi, ma io detesto appoggiare la bici al muro e sentirla aggrovigliarsi per terra a causa della rotazione libera del manubrio.
Quel dispositivo serve a resistere alla rotazione eccessiva del manubrio, mentre non è percepibile durante le manovre di guida.
Il bullone superiore è filettato con molta cura nel canotto per circa 5 mm, inserito con la massima attenzione a non sporgere all’interno dello sterzo e togliendo ogni residuo del lavoro di filettatura.
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Per le borse posteriori ho comprato un nuovo portapacchi a sbalzo da Decathlon della portata di 5 Kg, ma ho anche voluto riutilizzare la prolunga già costruita per Enterprise 2. Si trattava di un bel lavoro, realizzato piegando e sagomando un profilo d’alluminio a U in modo che s’incastrasse nel profilo di quello a sbalzo.
Ci sono dei fori rettangolari per l’aggancio delle borse laterali.
La barretta 1 impedisce che le due parti si allontanino sotto sforzo, la vitina 2 impedisce all'”aggiunta” di sfilarsi all’indietro, e, una volta bloccato in quella posizione, due leggere barre quadrate (ricavate da una vecchia antenna del II canale) fissate vicino al perno della ruota posteriore aumentano di molto la portata.
Notiamo anche la striscia di gomma, ritagliata per il lungo da una camera d’aria, che è un ottimo elastico per bagagli poco ingombrante quando riposto.
Il passaggio della barra di sinistra trovava ostacolo nella pinza del freno posteriore, che si trova proprio fra il foro filettato del telaio e il portapacchi.
Il problema è stato risolto utilizzando una vecchia piastra di supporto di un flash fotografico, adattata come si vede in foto per spostare di alcuni cm. l’attacco dei supporti senza forare il telaio.
La strana boccola con bordo quadrato serve come aggancio/sgancio rapido per l’elastico che fissa la borsa laterale, e il peso dei bagagli grava sul bullone a brugola color argento.
Questo bullone è frutto di un lavoro accurato: mentre all’interno della barra nera (antenna del II) c’è una boccola per resistere allo schiacciamento, sul lato opposto alla testa c’è un tubo esagonale filettato internamente (cioè un dado lungo del 6) che trasferisce il peso sul montante del telaio.
Credo che questo portapacchi possa viaggiare tranquillamente con oltre 30 kg. di carico, anche se normalmente viaggio con 10-15 kg. al massimo.
Le borse laterali sono di marca Cinelli, comprate per caso anni fa in un mercatino dell’usato per pochi euro.
indistruttibili e ancora sane, nonostante 3 viaggi completi, vorrei cambiarle con un modello impermeabile, ma non trovo degni sostituti.
Bellissime e capienti si trovano da Decathlon per 34 euro, materiale impermeabile, cordino di chiusura e coperchio, ma hanno un’unica, grande tasca. Non so rinunciare alla praticità del “multitasking” (!), quindi attendo e per il momento impermeabilizzo ogni panno in bustine con “zip” Ikea “Hylta” o “Istad” che hanno il vantaggio di poter essere schiacciate eliminando l’aria e guadagnando spazio.
Ecco ad esempio una maglietta da ciclista, con tasche, ben imbustata.
IL MANUBRIO
È la “consolle” di guida, è quello che ho sotto gli occhi per tutto il viaggio, e dovrebbe portare tutti gli strumenti necessari… Ma NON CI STANNO.
Su Enterprise 1 avevo installato due manubri ad altezze diverse: comodo e pratico, spiaceva solo l’inutilità del peso aggiunto.
Così, dopo varie evoluzioni del progetto, con piccoli attacchi in alluminio ho applicato un leggero profilo (proveniente da una tenda Ikea) la cui sagoma mi permette di fissare qualunque oggetto utile in vari modi, come si vede nella foto.
Da sinistra abbiamo: un rifrangente, il cardiofrequenzimetro, la trombetta, spazio libero, l’attacco al manubrio, il supporto/altoparlante per l’iPhone e una bussola.
Notiamo l’attacco per il supporto dell’iPhone, solidissimo anche perché la parte inferiore appoggia sul manubrio.
LA SELLA
È fondamentale per resistere a lungo in… sella!
Ne ho provate tante, e sono giunto ad una conclusione. La mia conclusione, che non deve essere necessariamente la vostra.
La sella non deve essere particolarmente ampia e comoda, perché intralcerebbe i movimenti e aumenterebbe la superficie del sedere a contatto senza dare il beneficio del supporto.
Il sedere del ciclista è appoggiato quasi completamente sulle ossa dell’ischio, che premono sulle fasce muscolari sottostanti; quei punti sono i più delicati, e devono trovare una superficie soffice per distribuire il peso su qualche centimetro quadrato in più.
Al centro del cavallo maschile c’è il perineo, leggermente sporgente, nel quale ci sono i vasi sanguigni che nutrono il prezioso apparato… Se il ciclista è chino in avanti e la sella ha la superficie piana parte del peso preme su di esso, bloccando la circolazione. Dopo qualche decina di chilometri, quindi, l’apparato si “addormenta”, e noi maschietti proviamo l’insolita sensazione di essere femmina. A parte gli scherzi non è una cosa salutare, perché la prolungata e ripetuta mancanza di sangue provoca la morte dei tessuti, e ciò non ci piace.
Una buona sella deve quindi essere incavata al centro, meglio ancora se è aperta del tutto, come la mia.
L’ho riciclata da Enterprise 2: non amo smontare le vecchie bici e preferisco mantenerle in efficienza, ma la sella si è dimostrata ideale per i viaggi lunghi. Così ho trasferito su E2 la nuova sella che avevo preso per E3, di ottima qualità ma meno sagomata.
Questa forma, quindi, è quella che preferisco: morbidi appoggi per le ossa dell’ischio, un blando supporto per i lati del perineo, nessuna pressione sui gioielli che poggiano dolcemente sulla parte inclinata.
Scritte e disegni sono ormai consumati, ma la struttura e il rivestimento sono ancora a posto.
La marca? SMP, non ricordo il nome del modello.
È da precisare che buona parte della comodità di seduta è data dall’allenamento, perché col tempo ci si abitua e si soffre un po’ meno, quindi se le prime volte le chiappette si indolenziscono più avanti andrà molto meglio.
VISIBILITÀ
È importante, facendo molti km. su strada e non sempre su percorsi riservati.
Io mi sono affidato a dei rifrangenti grossi e di buona qualità, trovati sotto i guard-rail incidentati… È furto riciclare oggetti che sarebbero rimasti abbandonati e avrebbero inquinato l’ambiente? Io non credo.
Uno, come abbiamo visto, è fissato al supporto sul manubrio ed è inclinato leggermente verso l’esterno per essere visto bene dai veicoli che ci incrociano.
Un secondo è fissato posteriormente.
Dov’è attaccato quello posteriore con due dadini a galletto posso fissarne un terzo, sporgente e schermato a freccia, da usare sulle strade senza banchina. I fori sull’asta permettono due diverse sporgenze da usare a seconda della strada percorsa, e quando non è utilizzato sta all’interno dell’arco del portapacchi.
(in questa foto si vedono anche le borse).
Lo specchietto retrovisore convesso (Decathlon, 5€ circa) posto sotto il manubrio ci dà una buona visione senza sporgere e senza inquadrare l’avambraccio sinistro; bisogna solo stare attenti all’inganno dell’apparente lontananza dei veicoli che arrivano da dietro.
Per installarlo è stato necessario forare il tappo in alluminio della manopola.
BORRACCIA? NO, GRAZIE!
Troppe volte ho cercato rubinetti pubblici per riempire il mezzo litro vuoto tenendomi la sete. Il portaborraccia come questo può deformarsi leggermente e contenere una scorta adeguata… e le bottiglie si possono acquistare ovunque se la nostra dovesse deteriorarsi.
ATTREZZI E RICAMBI
Non uso la borsina sottosella perché interferirebbe con una borsa che carico centralmente sul portapacchi posteriore, e la borsina da telaio che si vede nella prima foto dell’articolo non mi piace in quella posizione ribaltata.
L’ho messa lì perché ha un angolo acuto verso l’incrocio del telaio, mentre la mia bici ha un angolo ottuso sotto la “canna”.
Sono in attesa di ricevere da eBay questa borsina con la forma giusta:
Essa conterrà:
– Una camera d’aria;
– Le leve di smontaggio gomme (Decathlon, alla larga quelle del supermercato tipo Wheeline che si rompono o si piegano);
– Un kit di cacciaviti e brugole in un unico attrezzo (D.);
– Una piccola pinza;
– Toppe di tipo autoadesivo, ottime per riparazioni veloci (non definitive) in caso di emergenza;
– Due chiavi regolabili provenienti dal kit Ikea;
– La pompa a doppia mandata (alta portata/alta pressione);
– Due chiavi fisse/stella da 8 e da 10 mm.;
– Un taglierino;
– Uno smagliacatena;
– Un breve tratto di una vecchia catena;
– Una falsamaglia;
– Un filo per i freni e uno per il cambio;
– Alcune fascette in plastica;
– Due boccette in plastica da 15 ml, provenienti dalle insalate di McDonald’s, riempite con olio per la catena (Non vorrete trovarvi a 1000 km. da casa con la catena secca e dover comprare un litro d’olio per usarne poche gocce?).
PESO
Soprattutto dopo aver letto l’elenco degli attrezzi ci si potrà porre qualche domanda sul peso.
Conosco ciclisti che spenderebbero stipendi per togliere cinque grammi alla sella o ai pignoni, fra carbonio e kevlar…
Non è il mio caso.
Bisogna tuttavia prestare una certa attenzione a tenere basso il peso per non trovarsi a viaggiare con una bici da 50 kg.
Per esempio, nel vestiario, un paio di jeans graverebbe inutilmente, ed è preferibile acquistare (sempre da Decathlon) un paio di pantaloni Quechua e una felpina Oxylane, entrambi in pile, caldi ma superleggeri, per uscire di sera dopo aver trovato l’albergo.
Purtroppo, però, alcune cose come l’acqua e gli attrezzi sono importanti, e si rischia di sentirne la mancanza quando si rendessero necessari.
Il massimo sarebbe avere con sé tutto quanto si renderà necessario e non avere alcunché di inutilizzato (salvo particolari come lo smagliacatena, che comunque POTREBBE SERVIRE se la catena decidesse di spezzarsi in mezzo a piccoli paesini, grandi parchi naturali o ovunque… di Domenica).
Con attrezzi, vestiario, dotazioni e una piccola tenda da 1.4 kg. (trovata su Internet) la mia bici pesa in tutto circa 30 kg.
Con quel peso non si fanno le corse a 45 km/h, ma posso garantire che si viaggia normalmente fra i 20 e i 30 km/h, salvo salite ripide.
Io ho anche una moto grossa e mi piace correre, ma ho scoperto che con la bici si può andare lontano, molto lontano. Basta non avere fretta…
SICUREZZA
In bici non esiste.
Il 90% della nostra incolumità è affidato al nostro buon senso che ci impedirà di prendere curve veloci in discesa su strade di montagna, che ci farà viaggiare molto vicino al margine destro delle provinciali, che ci sconsiglierà di viaggiare affiancati dove c’è traffico, che ci farà preferire le piste ciclabili quando ci sono, che ci farà accostare se il camion visto nello specchietto non ha spazio sufficiente per sorpassarci a distanza.
Un ciclista assennato non viaggerà di notte senza luci, anzi non viaggerà nemmeno con le luci, se non in un centro città o in caso di necessità.
Nel caso dovrà comunque immaginare di essere invisibile per avvicinarsi alla realtà.
Il 10% rimanente è affidato alla fortuna.
Se un ubriaco al volante deciderà che la nostra vita dovrà finire lì e ci centrerà in pieno serviranno a poco caschetti in polistirolo e improbabili paraschiena: tuttavia almeno il caschetto potrà darci qualche probabilità di rimanere in salute se dovessimo “solo” cadere e picchiare la capoccia sull’asfalto, per cui indossarlo è una scelta consigliabile.
La sicurezza è legata soprattutto alla visibilità, e rimando alla parte più sopra che tratta l’argomento. Un rifrangente in più e un abbigliamento colorato possono essere decisivi!
VI È PIACIUTO QUEST’ARTICOLO?
Non sono Dio in Terra e non voglio insegnare la Verità: ho condiviso le mie conoscenze e mi piacerebbe ricevere osservazioni, suggerimenti e correzioni. Non mancate, ciao!
(La pubblicità qui sotto non l’ho messa io…)